Differenza tra NZEB e CASA PASSIVA
Abbiamo già parlato di Case Passive e di Edifici NZEB, argomenti che sono ormai diventati molto discussi soprattutto dopo gli ultimi sviluppi in materia di efficienza energetica della normativa europea.
È ormai cosa risaputa che a breve anche in Italia la direttiva europea 2010/31/UE (la nuova EPBD – Energy Performance Building Directive), che impone agli Stati membri di abbattere i consumi degli edifici responsabili del 40% del consumo globale di energia, entrerà in vigore a pieno regime: per essere precisi per l’Italia l’obbligo di costruire solo edifici a “energia quasi zero”, meglio noti come edifici NZEB (Nearly Zero Energy Buildings), scatta dal 1° gennaio 2019 per gli edifici pubblici, e dal 1° gennaio 2021 per gli edifici privati di nuova costruzione o oggetto di specifici interventi di riqualificazione.
Spesso, però, si tende a buttare tutto nello stesso calderone: Case passive, edifici NZEB, Passivhouse, Casaclima, appaiono come termini diversi per definire lo stesso unico concetto.
In realtà non è proprio cosi e per poter avere le idee chiare su come muoversi è importante fare chiarezza fin dalle terminologie alle quali si associano, di fatto, concetti chiari.
GLI EDIFICI NZEB
Il termine NZEB, acronimo di Nearly Zero Energy Building coniato dalla Commissione Europea, si riferisce a tutti quegli edifici che hanno una altissima capacità energetica e, quindi, con un bassissimo impatto ambientale e costi di gestione quasi nulli. La richiesta quasi nulla di fabbisogno energetico fa si che l’ alimentazione della casa possa essere garantita da energia proveniente da fonti rinnovabili (pur se collegata alla rete elettrica per ogni evenienza). Si tratta, pertanto, di uno “standard” che tiene in considerazione soprattutto il consumo energetico degli edifici il cui fabbisogno minimo dovrà essere soddisfatto in gran parte da fonti rinnovabili.
L’Unione Europea, però, non chiarisce in modo preciso quali siano le norme a cui fare riferimento affinché un edificio possa considerarsi un NZEB, né specifica in che rapporto le fonti rinnovabili debbano soddisfare la richiesta energetica dell’edificio. La Direttiva europea ha, infatti, imposto agli Stati membri di fissare i requisiti minimi di prestazione energetica per gli edifici nuovi ed esistenti. Pertanto, ogni Stato dell’UE ha la facoltà di attribuire a un edificio la definizione di NZEB in base ai rispettivi parametri nazionali, regionali o locali.
LA CASA PASSIVA
Tra gli edifici a Energia quasi Zero, di cui abbiamo appena parlato, e le Case Passive esiste una differenza profonda e sostanziale: una Casa Passiva non guarda soltanto all’apporto energetico e al bilancio finale ottenuto grazie al sostegno di fonti rinnovabili. In una Casa Passiva l’elemento principale, che tende a fare la differenza, è il comfort ambientale degli utenti, sia nei mesi invernali che nei mesi estivi.
Questo tipo di comfort, in special modo se si pensa ai mesi estivi, può essere raggiunto e assicurato soprattutto grazie ad un involucro edilizio ben progettato e realizzato secondo i parametri della bioedilizia che, al di là dell’approvvigionamento energetico, mira a realizzare edifici che già in fase di progettazione siano stati pensati come capaci di autoregolarsi, rispondendo in modo ottimale alle condizioni climatiche esterne senza il necessario ausilio di energie rinnovabili.
Le Case Passive diventano a tutti gli effetti edifici NZEB qualora vi si aggiungano impianti per il rifornimento energetico da fonti rinnovabili, ma questo non è sempre necessario e indispensabile: una Casa Passiva ben progettata e ben realizzata ha la capacita di autogestire il comfort interno anche senza l’abbinamento di impianti. Questo diventa molto meno dispendioso sia in termini economici che in termini di emissioni di CO2.
Entrambe le tipologie hanno, ad ogni modo, lo scopo di eliminare quanto più possibile le quantità di energia proveniente da fonti fossili, e quindi non rinnovabili, per l’apporto dell’energia necessaria al riscaldamento e al raffrescamento dell’edificio. Quel che cambia è l’approccio, ma anche i risultati spesso tendono ad essere più significativi, sia in termini di riduzione di energia consumata che, soprattutto, in termini di comfort ambientale nel caso di una Casa Passiva.
PASSIVHOUSE E CASACLIMA
Mentre le direttive europee, come abbiamo già visto, fanno poca chiarezza su quale debba essere il rapporto tra energia prodotta ed energia consumata affinché un edificio possa essere certificato come NZEB, le Case Passive hanno degli standard di riferimento molto severi a cui fare capo perché un edificio possa essere considerato a tutti gli effetti Passivo. Tra questi i più autorevoli sono quelli previsti dalle due certificazioni più esigenti: lo standard Passivhouse, che prevede un fabbisogno energetico per il riscaldamento minore di 15 Kwh/mqa, e quello Casaclima, ancora più restrittivo secondo il quale una casa può considerarsi realmente passiva se i suoi consumi sono inferiori a 10 Kwh/mqa.
Sono valori che possono dire poco a chi non ha esperienza nel settore energetico, ma in linea di massima possiamo dire che un edificio comune, realizzato secondo lo standard che ancora risulta essere la maggior parte del costruito in Italia, consuma 150-250 Kwh/mqa nel caso di edifici non isolati e 80-120 Kwh/mqa nel casi di edifici più nuovi, realizzati dagli anni ’90 in poi.
Si tratta di certificazioni a base volontaria, ma sono efficienti e necessarie qualora si volesse avere certezza dei risultati progettuali e realizzativi.
Passivhaus nasce, alla fine degli anni ’80, come termine per identificare il modello energetico (successivamente divenuto protocollo di certificazione) capace, per quasi tutto il periodo invernale, di apportare calore all’edificio unicamente dal sole e dal calore emanato dalle persone presenti all’interno.
Da qui il termine PassivHouse che sta ad indicare proprio la capacità di apporto ed efficienza energetica necessaria anche senza impianti attivi (quindi passivamente).
Lo standard CasaClima, è il protocollo di certificazione energetica vigente nella Provincia Autonoma di Bolzano.
Al di fuori di questo ambito è valevole come certificazione volontaria.
La classe CasaClima Gold rappresenta la massima efficienza energetica certificabile con questo protocollo. L’indice energetico è riferito al fabbisogno del solo involucro le classificazioni sono diversificate in base a province e regioni. Il punto di forza del protocollo sono le verifiche eseguite in cantiere da un ente terzo che garantisce la corrispondenza tra progetto e costruzione finale.
Emanuela Gioia
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Posted on: 27 Aprile 2018